La sintesi estrema di questo percorso fa di te cosa, oggi? Mi sento innanzitutto un uomo relaizzato, una persona che ha sempre lavorato al massimo delle proprie potenzialità. Tenendo conto che il mio percorso è un percorso che parte dal basso, che non arriva dall’alto. Ma che, soprattutto mi porta dopo molti anni ad aver voglia di raccontare queste esperienze sul piano di incontri di formazione, di trasferimento di know-how. Soprattutto nell’ambito del grande amore, della profonda attenzione che io ho per il capitale umano che nelle aziende dovrebbe avere la stessa importanza del capitale finanziario. Non mi definisco un formatore, ma io sono un manger che si occupa di formazione e che racconta esperienze vissute. La prima forma di leadership che io ho in qualche modo incontrato la racconto anche nel mio libro, è la leadership da ragazzo, di chi gioca a calcio. In una squadra di 15 ragazzi tu ti ritrovi ad essere tendenzialmente uno dei più scarsi, tecnicamente, fisicamente, non fai gol, non fai nemmeno delle azioni meravigliose, non fai una rovesciata pazzesca, però nel chiuso dello spogliatoio la tua parola vale. La leadership vera è tendenzialmente silenziosa. Non è la capacità di parlare. Nella vita il potere vero è di chi, spesso, sta zitto e parla a ragion veduta. Noi nasciamo come se fossimo una pagina bianca e poi quello che ci scriviamo dipende da noi. Al di là di alcune situazioni contingenti, particolari ed occasionali, io sono fermamente convinto che i risultati della nostra vita e del nostro lavoro dipendono solo da noi.