Abbiamo sentito molte polemiche rispetto addirittura anche all’alternanza scuola-lavoro, in questi anni. Gli imprenditori da un lato dicono “ma insomma, abbiamo bisogno di sperimentare e di gente che passa nelle nostre aziende per vedere chi ci può rimanere”. Tornando indietro con la mente, avrei dovuto pagare io per quanto ho imparato nei primi mesi della mia prima esperienza lavorativa. Cosa hai imparato di così importante da farti dire ancora oggi questo? Ho imparato innanzitutto di non sapere cosa volesse dire lavorare, e l’acquisizione di importanissime conoscenze tecniche, che sono fondamentali. Io ho avuto la fortuna, sin dal primo lavoro, di rapportarmi con aziende estere. Poi, però, devi metterci il tuo impegno. La fatica più grande che si fa, da un lato, proprio per rientrare nel mondo del lavoro e dall’altra per entrarci, è legata a che cosa, secondo la tua esperienza? Il lavoro c’è, partiamo da questo presupposto, bisogna andarselo a cercare, quindi i giovani devono avere la volontà di andare a cercare un lavoro. Quello che io vedo rispetto a 15-20 anni fa è la mancanza di umiltà. Bisogna capire che il valore che uno ha è corrispondente all’esperienza e non tanto ai titoli di studio, non tanto ai master, ma all’esperienza che hai fatto sul campo. Quindi bisogna avere la pazienza e trovare sempre le motivazioni giuste. In azienda si devono avere le risorse per motivare le persone che ci lavorano, ci vogliono persone che sono in grado di portarla a una crescita inarrestabile e se in un’azienda si pensa soltanto al proprio stipendio, al proprio bonus, non si va da nessuna parte.
